Nuova recensione Metalitalia
AURA – Noise Voto7,5
http://metalitalia.com/album/aura-noise/
I precedenti dischi degli Aura non erano stati recensiti con particolare successo su questo portale, stavolta però siamo ben felici di interrompere la tradizioni di voti insufficienti e piazzare un bel votone in fondo alla recensione, proiettando la band direttamente in zona hot… senza passare dal via, potremmo dire. Il fatto è che, rispetto agli altri due album, “Noise” ha un sapore particolare, un elemento di amalgama che prima mancava e che invece qui lega tutte le qualità già presenti, cioè la preparazione tecnica, le influenze progressive prese sia dal rock (Marillon, Genesis) che dal metal (Dream Theater) e il marcato gusto per melodie un po’ melanconiche e sfumate. Possiamo senza torto considerare “Noise” come un ipotetico punto di svolta per la band salernitana, in quanto sono molte le cose ad essere cambiate (in meglio) nella musica dei Nostri. Innanzitutto, la durata media delle canzoni si è drasticamente abbassata, non sforando quasi mai la canonica durata dei cinque minuti in nessuna delle dieci tracce; inoltre quelle che erano le influenze più legate al lato melodico del rock progressivo qui sembrano essere decisamente accentuate, fatto che fornisce come già detto quel ‘sapore’ particolare che probabilmente mancava alla proposta degli Aura negli scorsi due lavori. “No Hatred” apre con suoni moderni e confusi un brano sicuramente catalogabile come progressive, ma sfuggente a più strette classificazioni… il nome che ci viene in mente di più è quello dei Conception di Roy Khan, quelli di “Flow”, e questo è un gran complimento. “From Dust To Life” riempie il sound con delle chitarre gonfie, imponenti, ma lascia che sia sempre la melanconica linea vocale a tracciare la via da seguire, snellendo una canzone altrimenti impegnativa. Qualche eco Dream Theater nutre il fraseggio chitarristico di “Behind My Eyes”, brano che tradisce un urgenza maggiore e che ci presenta l’indubbia creatività ritmica del batterista (e cantante) Trotta. Un clima più scuro, non distante da alcuni Queensryche più intimisti del periodo centrale, colora la successiva “Under Black Skies”, presentandoci un volto della band ancora diverso. Le tastiere spaziali di “Over The Ground” ricordano lo Sherinian più spaziale e introducono un pezzo caratterizzato da un ritmo più frizzante, su cui comunque si inseriscono chitarre ficcanti che stavolta vincono il match con gli ingombranti arrangiamenti tastieristici. Anche se con queste sonorità così intimistiche e avvolgenti non ha senso parlare di ‘ballad’, la successiva “Silence In A Word” è quanto di più ci si avvicina: la voce di Trotta ci ricorda ancora di più quella di David Readman dei Pink Cream 69, e lo svolgimento del brano richiama alla mente il piccolo capolavoro da lui firmato “Missa Mercuria”, disco che troppi in pochi conoscono. “Dream Of Memory” è un po’ più debitore del teatro del sogno, sempre a causa del fraseggio molto Petrucciano, però ancora una volta si appoggia all’approccio melodico e crepuscolare delle melodie per guadagnare quel respiro che garantisce una buona fruibilità al brano. Un ponte col passato viene gettato da “Falling”, brano con intenzioni chiaramente più progressive metal, ma “On The River Of Time” e la finale, semiacustica, “The Distant World” fanno di tutto per mantenere la personalità forte dell’album, sottolineando come si diceva il nuovo corso degli Aura. A volte cambiare fa bene… questo “Noise” ne è un chiaro esempio! Bravi, avanti così.